martedì 27 gennaio 2015

I fumetti e la Shoah

Un evento orribile e quasi inenarrabile come la Shoah può essere raccontato a fumetti? “L’argomento è troppo serio per essere raccontato da un fumetto”, dice Ezra Cohn, 64 anni, della comunità ebraica di Dusseldorf. Eppure, per non dimenticare e non ripetere è quasi un dovere morale far conoscere l’orrore.... e gli esempi, in questi 70 anni di Dopoguerra, sono numerosissimi...come l'immagine da La storia dei tre Adolf (1983-85) di Osamu Tezuka che vedete qui sopra.

Per alcuni è anche terapeutico, come Art Spiegelman, che attraverso Maus (1986-92) descrive molto di sé e della sua famiglia, alta letteratura premiata con uno speciale premio Pulitzer.  La metafora degli ebrei-topi e i nazisti-gatti era già stata utilizzata negli anni Quaranta in La Bête est morte! (1944), dove Hitler nei disegni di François Calvo diventava un lupo. Autobiografia e invenzione si mescolano in Yossel - april 19, 1943 (2003) di Joe Kubert, con tavole a matita di grande impatto emotivo. Altrettanto pathos e documentazione precisa in Auschwitz (2004) di Pascal Croci. Perfino il fumetto di supereroi ha detto la sua: Magneto, arcinemico degli X-Men, porta i segni di un’infanzia vissuta sotto l’ombra del nazismo, come si vede anche nell’incipit del primo film sui mutanti.

L’Italia ha raccontato negli anni diverse biografie di personaggi noti o meno noti, dal Massimiliano Kolbe (1981) di Claudio Nizzi e Ferdinando Tacconi e Anna Frank (1983) di Mino Milani e Attilio Micheluzzi, a personaggi in attesa di essere riscoperti dal cinema come Schindler e raccontati dai fratelli Renzo e Filippo Maggi. Ma la storia italiana più toccante è l’episodio n.83 della serie Dylan Dog “Doktor Terror” (1993) scritta con trasporto e passione civile dal creatore Tiziano Sclavi, che in più parti richiama direttamente Maus.

Anche Cartoon Club, il festival internazionale del fumetto e del cinema d’animazione di Rimini che dal 1998 editore di FdC, ha da tempo allestito la mostra “Lacrime, lupi e tragici topi. Come i fumetti hanno raccontato la Shoah”. L’esposizione (60 pannelli con albi in visione, articoli, colonna sonora e un pc interattivo) è curata da Davide Barzi e Paolo Guiducci: si tratta di un’accurata panoramica sui comics che in giro per il mondo hanno trattato Auschwitz. Un punto di vista particolare è quello utilizzato da Pietro Scarnera, che ricostruisce la vita di Primo Levi dopo il ritorno da Auschwitz rileggendo i libri del celebre scrittore, cercando sue fotografie, ripercorrendo i luoghi. Il risultato è
Una stella tranquilla. Ritratto sentimentale di Primo Levi (2014) appena uscita per Comma 22.

Anche nella produzione più recente (come Il pugile di Reinhard Kleist, in questi gioni in Italia) si segnalano alcuni volumi interessanti. Un sacchetto di biglie (2013) di Vincent e Kris Bailly per Rizzoli Lizard, ad esempio, è la
versione a fumetti del celebre romanzo autobiografico per ragazzi di Joseph Joffo del 1973. Due bambini ebrei fuggono attraverso la Francia occupata dai nazisti. Per certi aspetti simile alla vicenda di Anna Frank, è la storia su La bambina nascosta (2014) raccontata da Lizano, Dauvillier e Salsedo, di recente in Italia da Panini Novellini. Dounia è una piccola ebrea che vive a Parigi all’inizio degli anni Quaranta. Obbligata a portare la stella di David sui vestiti, senza più una vita normale, privata della famiglia, e tradita da amici e vicini intolleranti, Dounia riesce a vivere una vita relativamente serena perché sostenuta dall’affetto incondizionato dei genitori e in seguito della famiglia adottiva.

Infine, il rammarico che Will Eisner, tra i due-tre più grandi autori di fumetti di sempre, aveva in cantiere un nuovo libro: proprio una versione a fumetti di Se questo è un uomo di Primo Levi. Storia che purtroppo non leggeremo mai e che avrebbe potuto diventare un vero e proprio libro di testo da diffondere capillarmente in tutte le scuole.

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