Mentre il buon Marcello sul suo blog ha dedicato all’argomento un lungo post (corrispondente a ben tre pagine del nostro
mensile cartaceo!), correggendo anche alcune imprecisioni nel nostro editoriale
“dell’ultim’ora”, e il direttore Ferruccio de Bortoli si è mostrato disponibile a un incontro pubblico con gli autori le cui vignette sono state pubblicate senza autorizzazione sul libro allegato al Corriere della Sera in favore del settimanale francese, ieri il quotidiano Libération ha segnalato che il prossimo n.1179, dopo quello realizzato dai “superstiti” uscito in
edicola appena una settimana dopo la strage, dovrebbe uscire non prima di “metà
febbraio”.
Fino ad oggi, l’edizione con Maometto in copertina e la
scritta “Je suis Charlie - Tout est pardonné” è stata distribuita in 7 milioni
di copie (6,3 in
Francia, 700 mila all’estero): questa settimana sono previste altre 300 mila
copie, un record senza precedenti per la stampa transalpina. La redazione francese,
stanca e traumatizzata, ha ora bisogno di riflettere sul futuro, anche se una
cosa è certa: “Charlie continuerà”. Per l’avvocato della redazione, Christophe
Thévenet, l’equipe ha “bisogno di tempo. Faranno il prossimo numero quando
saranno in grado di farlo”.
Tra gli aspetti decisi, la nomina a direttore del
vignettista Laurent Sourisseau in arte Riss, ferito durante l’assalto dei fratelli Kouachi. C’è poi la
gestione della valanga di finanziamenti giunti dopo la strage: quasi 2 milioni
di euro. A questo, si aggiungono gli introiti derivanti dall’eccezionale
tiratura dell’ultima edizione. Soldi che andranno al giornale, alle famiglie
delle 17 vittime, ma anche a un “fondo di dotazione per aiutare i giornali
satirici attraverso il mondo”, spiega l’avvocato, sottolineando che “sarà un
lavoro di lungo corso per creare un sacco di altri Charlie Hebdo nel mondo, per
aiutare i cugini di altri Paesi. È la migliore risposta possibile”. Oltre ai
soldi, il settimanale ha registrato 80 mila nuovi abbonamenti (prima
dell’attentato erano appena 10 mila e si cercavano sempre nuovi finanziamenti).
“È sicuro che tutto questo da molta visibilità – continua Thévenet – oggi, il
giornale ha i mezzi per continuare. Ora spetta alla redazione organizzarsi.
Bisogna superare il trauma, misurare lo sforzo di ripubblicare il giornale tre
giorni dopo l’attentato. Piangevano disegnando! Nessuno può uscire indenne da
una cosa così”.
Sul prossimo FdC n.235 di febbraio dedicheremo un intero articolo
alla vicenda, anche perché non cada nel dimenticatoio tipico dell’informazione schizofrenica di questi tempi travagliati.
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