Anche il giorno dopo, continua a far discutere la decisione del PEN American Center (sezione
USA della maggior organizzazione internazionale di letteratura e diritti umani)
di assegnare il premio Toni & James C. Goodale Freedom of Expression Courage Award al settimanale Charlie Hebdo, barbaramente colpito lo scorso 7 gennaio negli
attentati
di Parigi. Nella foto, l’editor-in-chief della rivista Gerard Biard tra il critico
cinematografico Jean-Baptiste Thoret e l’editor Bob Mankoff del New Yorker al galà nell’American Museum
of Natural History di New York.
A 6 suoi membri (Peter Carey, Teju Cole, Francine Prose,
Michael Ondaatje, Rachel Kushner e Taiye Selasi, in Italia nota soprattutto per essere stata giudice del talent show
letterario di Rai 3, Masterpiece) che hanno rifiutato
di partecipare alla cerimonia prevista ieri sera, sono seguiti altri 29 che
hanno spiegato la loro cotnrarietà in una lettera pubblica, in cui si afferma che
“è chiaro e indiscutibile che l’omicidio di dozzine di persone negli uffici
di Charlie Hebdo è disgustante e tragico. Ciò che non è né chiaro
né indiscutibile è la decisione di assegnare un premio per la coraggiosa
libertà di espressione a Charlie Hebdo o quali criteri, con esattezza,
sono stati usati per prendere tale decisione”, aggiungendo che c’è “una
differenza critica tra il supportare con fermezza un’espressione che supera
l’accettabile e premiarla con entusiasmo”.
Si è però segnalata la posizione di autori (e fumettisti) di peso come Neil Gaiman e art spiegelman, che si sono offerti di sostenere la rivista sostituendo
i colleghi che hanno disertato la cerimonia: in particolare il primo ha
rilasciato un’intervista a The New York Times, dopo aver già immediatamente segnalato
la sua vicinanza
alla rivista, affermando che il premio “è per il coraggio. Il
coraggio di lavorare dopo le molotov lanciate negli uffici nel 2011, il
coraggio di pubblicare la loro rivista sfidando l’assassinio”.
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