sabato 29 dicembre 2018

Tremate, le streghe son tornate (per davvero)

Per far prima, ci si ricorda dei trascorsi fumettistici di Roberto Aguirre-Sacasa, lo showrunner 46enne della serie Netflix Le terrificanti avventure di Sabrina. Alla Archie Comics, infatti, il prode scrittore ha sempre fatto faville, pur scatenando inizialmente lo scontento della casa editrice con il progetto della commedia teatrale Archie’s Weird Fantasy del 2003 in cui il personaggio simbolo della casa editrice, nato nel 1941, faceva coming out. Inaccettabile.

Dieci anni dopo, superato il momentaccio, Aguirre-Sacasa con più solida attività sul groppone è ancora sulla breccia: crea Afterlife with Archie dove immagina la cittadina di Riverdale in versione post-apocalittica con tanto di infestazione zombi. Il successo dell’operazione (giunta anche in Italia grazie a Edizioni BD) porta bene al prode autore che così diventa capo dei creativi della casa editrice. La nuova popolarità di Archie Comics, sempre grazie ad Aguirre-Sacasa, si lega al tanto auspicato pellegrinaggio verso i lidi televisivi prima con la soap tinta di nero Riverdale, già alla terza stagione, e quindi con The Chilling Adventures of Sabrina, dal 26 ottobre in streaming su Netflix e già rinnovato fino alla quarta stagione.

Per far prima, dunque, si ricorda il passato fumettistico di Roberto Aguirre-Sacasa, ma non si citano quasi mai gli articoli pubblicati verso la fine degli anni Novanta sul periodico-cult del cinema horror e fantastico Fangoria. Articoli che sicuramente han funzionato da preludio ai tanti progetti e sceneggiature dark e spiegano anche la piega orrorifica presa dalla serie Netflix. Un horror malsano lasciato bollire nel calderone a ogni episodio. Di Sabrina si può dire che è stato fumetto nel 1962 in albo altrui e clima pure televisivo piuttosto favorevole per gli sventolamenti magici (Vita da strega e Strega per amore). Un fumetto diventato trent’anni più tardi ancora più popolare grazie alla sitcom Sabrina, vita da strega sulla ABC con Melissa Joan Hart che con quel personaggio concluse affari d’oro tra film tv e merchandising.

Questa Sabrina della commedia e dei fumetti non possiede che il nome. Per devozione familiare si porta ancora dietro le due zie Hilda e Zelda e il gatto nero Salem. Sempre orfana dei genitori, madre umana padre stregone, la ragazzina fa la sua apparizione come se il tempo non fosse mai trascorso studiando alla Baxter High e circondandosi di amiche fedeli ma soprattutto del fidanzatino Harvey Kinkle, per cui è disposta a fare qualunque cosa. Sabrina è una mezza strega che prova amore, compassione per il genere umano e non è disposta a firmare il suo battesimo di sangue per compiacere il Signore Oscuro: l’altro nome del caro vecchio Satana. Desidera continuare a vivere da normale essere umano e un compromesso c’è: frequentare al tempo stesso l’Accademia delle Arti Occulte, presieduta dal Sommo Sacerdote della Chiesa della Notte, Faustus Blackwood. Nell’ombra si agitano però le forze del Male. Quel battesimo s’ha da fare, assolutamente…

Le terrificanti avventure di Sabrina dovrebbe ringraziare di cuore (o con il cuore) la trasferta su Netflix al posto dell’originaria The CW (il canale USA per adolescenti dov’è ospitata Riverdale). Immaginate le torme di genitori inferociti al solo ascoltare ripetute lodi a Satana, assistere a cerimonie equivoche, sacrifici (l’episodio “Il banchetto dei banchetti”) e cannibalismo? Per non parlare degli sgozzamenti che magari non sono belli da vedere ma raccontano il perverso piacere di Aguirre-Sacasa nell’aver immaginato per la tv un teen drama che, nel profondo, affronta tematiche di devozione religiosa e cultura dell’appartenenza in maniera molto più sofisticata di quanto ci si aspetterebbe da un telefilm per adolescenti. Qualcuno ha fatto notare che le giovani generazioni in parte sono già preparate alla sua fruizione: la magia oscura o un passato da riparare con genitori non più presenti s’è visto in Harry Potter, mentre il bestiario demoniaco è già caricato in memoria grazie a un cult autentico di nome Buffy l’Ammazzavampiri. Impossibile però determinare se Sabrina sia un epigono di Sarah Michelle Gellar e della sua indimenticata cacciatrice.

Che Le terrificanti avventure di Sabrina sia intriso di memorie horror è facilmente deducibile dalla cultura horror della protagonista (primo episodio: tutti al cinema a vedere The Night of the Living Dead in una sala stracolma) ma in misura maggiore dalla costruzione dei singoli episodi che sul sovrannaturale sono un vademecum assai prezioso: si corre in libertà da Rosemary’s Baby alle pellicole della Hammer Film. Questa Sabrina, d’altronde, è un ripetuto viaggio all’inferno che si lascia ammirare, soprattutto visivamente: foreste spettrali ma incantevoli, splendidi paesaggi notturni e cimiteri che ti guardano dal grado zero del terreno. Poi, indubbiamente, il satanismo-chic di questa congrega di stregoni è fonte di dialettica per futuri dibattiti: loro non sanno cos’è l’amore (e taluni vorrebbero conoscerlo), ma si destreggiano tra lussuria e perversione perché “solo” quella religione è conosciuta e praticata dai suoi protagonisti, con una legittimazione che minimizza ogni critica dall’altra parte dello schermo (tanto, sempre fiction è). Di metafora in metafora, con mozzichi di ironia che non toccano ancora le vette firmate da Josh Whedon ai tempi di Buffy, c’è indubbiamente del marcio a Greendale, patria della biondina dal cuore d’oro Sabrina, ma c’è anche parecchia arguzia. La 19enne Kiernan Shipka nei panni della protagonista è un bijou di perfezione: arrivando dagli anni Sessanta della serie tv Mad Men s’impossessa del ruolo con una naturalezza proverbiale. Nella serie ci sono echi dai meravigliosi anni Sessanta ma anche tanto glamour immaginifico e musicale dagli anni Ottanta... insomma, un continuo calembour tutto da scoprire e apprezzare.

– Mario A. Rumor 

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