Doraemon in Giappone è un’istituzione pop, nel 2008 nominato addirittura in una cerimonia
ufficiale dal ministero degli esteri «ambasciatore degli anime nel mondo», per
promuovere la cultura e l'industria dell'animazione nipponica. L’inequivocabile colore azzurro che si porta dietro da oltre cinquant’anni (il primo manga è uscito nel dicembre 1969) e la tasca marsupiale che contiene ogni ben di dio tecnologico, hanno reso la creatura a fumetti della coppia Fujiko Fujio un beniamino del pubblico. Un accalappia-famiglie che, puntualmente, ogni primavera fa la sua comparsa nei cinema giapponesi e che, grazie a Lucky Red, anche il pubblico italiano può apprezzare a ogni stagione cinematografica. In patria, tra l’altro, gli incassi in miliardi di yen sono diventati negli ultimi anni sempre più cospicui, tant’è che il botteghino, Doraemon, non lo attraversa e basta: lo domina. Dietro c’è il retaggio storico del personaggio, il culto infantile dell’innocenza e dello svago con l’immaginazione ma soprattutto una campagna promozionale da muovere a invidia i distributori occidentali.
Dai fumetti alla tv, Doraemon è diventato un’istituzione anche al cinema, a partire dagli anni Ottanta, quando fu accompagnato per mano dalla bravura e dalla dedizione nei confronti dell’infanzia del regista Tsutomu Shibayama. Un destino su grande schermo che ha contraddistinto quasi tutti i personaggi più cari al pubblico di giovanissimi lettori: da Anpanman di Takashi Yanase al discolo Crayon Shinchan di Yoshito Usui, da Chibi Maruko-chan di Momoko Sakura all’avversario numero uno in sala di Doraemon, Detective Conan, il “piccolo” investigatore inventato da Gosho Aoyama. La serie Doraemon il film ci racconta però molto altro. Questa serie di pellicole fa parte di una new wave iniziata a metà anni Duemila che ha mandato in pensione Tsubayama e arruolato registi più giovani eppure in sintonia con la materia. Una progenie di film più evoluti tecnicamente, con dose mai eccessiva di tecnologie computerizzate, sempre più attenti alla qualità delle animazioni, dei disegni e degli sfondi scenografici. Senza tuttavia disattendere la necessità di proporre soggetti e storie avvincenti.
Il film che Key Films ha presentato in sala nel 2018 è Doraemon il film - Nobita e la grande avventura in Antartide “Kachi Kochi” (Eiga Doraemon: Nobita no Nankyoku Kachikochi Daiboken, 2017). Lo ha diretto un signore di nome Atsushi Takahashi, che gli anime fan potrebbero ricordare per il lungometraggio Blue Exorcist - The Movie (2012), ma che in realtà vanta breve militanza presso lo Studio Ghibli come animatore e assistente alla regia. Una parentesi professionale utilissima dovendo vedersela oggi con un personaggio talmente ben scolpito nell’immaginario collettivo come Doraemon, e tale da arricchire ulteriormente la dimensione artistica di entrambi. In Doraemon il film - Nobita e la grande avventura in Antartide, Nobita soffre indicibilmente la calura estiva di Tokyo. In suo soccorso, Doraemon lo trasporta quindi su un iceberg alla deriva al polo sud dove, oltre al refrigerio, i due trovano modo di inaugurare un variopinto parco dei divertimenti coinvolgendo anche gli amici di sempre: Gian, Suneo e Shizuka. Nel bel mezzo del divertimento, Nobita rinviene un vecchio anello dorato. Un cimelio di epoche passate per svelarne la cui origine, la compagnia deve trasferirsi in Antartide: sotto la coltre ghiacciata fanno così la scoperta di una città antichissima e conoscono una intrepida ragazzina di nome Kara. Takahashi deve aver sentito molto forte il desiderio di costruire un film d’avventura in chiave personale, sia assecondando la tradizione degli “Eiga Doraemon” (i “film di Doraemon”), sia lasciandosi trasportare da una passione nei confronti del gatto di Fujiko Fujio che nutre da tantissimo tempo come artista e come spettatore. Un amore che sullo schermo ha assunto fin dal prologo una forma dinamica precisa e ben congegnata, probabilmente erede della lezione Ghibli, alternando grandiose scene d’azione, inseguimenti con giganti di pietra e un insieme di personaggi “in forma” e catapultati in una trama dal forte valore educativo. Al giovane pubblico, Takahashi fa vedere di che pasta è fatta la grande avventura ma intanto recapita una lezione di geologia inquadrando l’Antartide come se fosse una delle meraviglie di questo mondo. Una forza della Natura, e non un mero sfondo scenografico.
L’edizione in dvd è l’occasione per rimettersi in pari con la fenomenologia animata di Doraemon, qualora aveste perso l’appuntamento in sala lo scorso luglio, in attesa di ammirare il prossimo capitolo Doraemon il film: Nobita e l’isola del tesoro (Eiga Doraemon: Nobita to Takarajima, 2018), altro formidabile campione di incassi in Giappone. Le immagini del dvd appaiono luminose e dai colori sgargianti. Gli extra forniscono, come d’abitudine, il solo trailer. Un limite che, si spera, future edizioni per l’home video, possano bypassare magari proponendo interviste e making of per saperne di più sul personaggio, su Fujiko Fujio e sulla lavorazione dei film, di cui ripotiamo qui sotto il trailer: buona visione!
– Mario A. Rumor
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