Ritrovare anche Goldrake, dopo la prima serie di Lupin III, è dunque un nuovo incentivo a proseguire su questa strada. Con packaging accattivante, le illustrazioni del veterano Kazuhiro Ochi, l’edizione in full HD raccoglie tutte le 74 puntate della serie, comprese le 3 inedite mai trasmesse alla tv nostrana con doppiaggio storico rimasterizzato e sottotitoli fedeli all’originale. Presenti anche le due sigle dell’anime e un imperdibile booklet di 32 pagine con illustrazioni e sketch preparatori.
In Italia Goldrake ha goduto sempre di una popolarità tutta sua, perfino in negativo a causa di tutte le inutili polemiche piovutegli addosso nel corso degli anni. Un successo superiore a quello ottenuto in Giappone, dove il capostipite della trilogia Mazinga Z (Mazinger Z, 1972) è sempre stato il titolo creato da Gô Nagai più amato anche in termini di sequel e rifacimenti per il mercato dei video o il cinema. Non a caso il tanto chiacchierato reboot di Goldrake, parola di Nagai, stenta a decollare ancora adesso in mancanza di un’idea forte. Nella genesi di questa serie ha contato parecchio il successo di Mazinga Z, al termine del quale Nagai si preparava a fare qualcosa di “geniale” e gli venne così in mente un gigante d’acciaio questa volta proveniente dallo spazio. In quel periodo anche Toei Animation era in fibrillazione nella speranza di piazzare in televisione una nuova serie animata che facesse da traino alla commercializzazione di modellini e giocattoli. Nagai partì allora da un piccolo film realizzato nel 1969, Uchu Enban Daisenso, e rimise mano al design dei personaggi, prelevando da Mazinga Z il protagonista Koji Kabuto (nel primo doppiaggio italiano ribattezzato Alcor dall’edizione francofona) che infilò con mestizia autoriale nella trama del nuovo UFO Robot Goldrake.
Come spiegato in un’intervista al mensile Animeland, l’autore del manga si limitò a lasciare la progettazione e la lavorazione della serie a Toei Animation, per quindi dare vita a una versione a fumetti totalmente indipendente. Toei dal canto suo ebbe la lungimiranza di affidarsi a stagionati sceneggiatori che seppero lanciarsi con agilità nel dramma e nel coté più leggero e ironico, vera chiave del successo della serie; soprattutto si affidarono, quasi a occhi chiusi, al talento emergente di due chara designer come Kazuo Komatsubara e Shingo Araki, assieme al quale artisticamente stava sbocciando una giovane di nome Michi Himeno. La Himeno, arruolata nello staff dell’anime grazie alla Araki Production, farà il suo debutto di fuoco proprio alla corte di Goldrake prima come intercalatrice e quindi come animatrice. Per chi desidera saperne di più sulla serie cult ci sono il saggio di Massimo Nicora, C’era una volta Goldrake (Società Editrice La Torre) oppure Goldrake. Il primo robot non si scorda mai di Alessandro Montosi (Iacobelli). Se conoscete la lingua francese, invece, imperdibile il poderoso saggio Gô Nagai - Mangaka de légende di Jérôme Wicki.
– Mario A. Rumor
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