Taniguchi è sempre stato considerato il più franco-belga dei mangaka nipponici (Le Monde lo definì «l’unico capace di sintetizzare due arti che spesso si sono opposte, ma che in realtà sono una sola: il fumetto occidentale e il manga») e per questo ammirato non solo all’estero ma anche in patria, dove ha impiegato un po’ prima di conquistare la stima del pubblico, di certo abituato a ben altre scuole di pensiero fumettistico e a ben altro stile di disegno.
In realtà alle origini del suo modo di fare fumetti si è fatta avanti una vocazione per la semplicità. Una semplicità e una pacatezza narrativa che si sono palesate sulle tavole disegnate grazie a un realismo e a una ricercatezza dei temi sociologici ed ecologici che ne hanno cementato lo stile. Lo “stile Taniguchi” sempre aperto alla poesia o alla crudezza del mondo. E che da principio non ha del tutto incontrato i favori degli editori nipponici. Tra le sue opere, particolare fortuna ha incontrato Seton (qui edita in 4 volumi): la storia dell’etnologo americano Ernest T. Seton, di fatto ignoto in Italia ma che in Giappone da decenni gode di un seguito e di una popolarità enormi (basti ricordare alcune serie tv animate di stampo infantile prodotte da Nippon Animation come Jacky l’orso del monte Tallack o Banner lo scoiattolo). In Seton, Taniguchi ha volutamente spostato l’attenzione e l’affezione del pubblico sugli animali cercando di mettere in evidenza la figura dell’etnologo quale difensore indefesso di quel mondo fragile e costantemente in pericolo.
Una collana dunque per (ri)scoprire un autore che fumettisticamente viveva immerso nel mondo che forse non osserviamo più come una volta... qui sotto ripreso nel suo studio per il quotidiano sportivo francese L'Equipe, usato a corredo della mostra “Jirō Taniguchi, l’uomo che racconta” a Lucca Comics & Games 2011.
Nessun commento:
Posta un commento