L’originale miniserie è apparsa nel 2007 come Umbrella Academy: la suite dell’Apocalisse, seguita da Umbrella Academy 2: Dallas (2008) e, dallo scorso novembre, da Hotel Oblivion. Qualche utile nota dal backstage: il titolo era stato inizialmente opzionato da Universal Pictures per un film sceneggiato dalla coppia Mark Bomback e Rawson Marshall Thurber. Era il 2015 ma il progetto si arenò. Due anni dopo l’entrata in scena Netflix, che affida la serie a Jeremy Slater. Per ragioni contrattuali lo sceneggiatore cede il testimone di showrunner a Steve Blackman, già in Altered Carbon e prima in Fargo. La serie è stata girata interamente a Toronto, nuovo polo produttivo per cinema e tv USA e vanta un meraviglioso cast: Ellen Page (Vanya), Tom Hopper (Luther), Robert Sheehan (Klaus), Emmy Raver-Lawpman (Allison), David Castaneda (Diego), la sorpresa Aidan Gallagher (Numero 5) e Colm Feore nei panni di Sir Reginald Hargreeves. I due killer interpretati da Mary J. Blige e Cameron Britton sono altrettanto mirabili. Blige ha accettato la parte a patto di fare quasi tutti gli stunt in prima persona... che spericolata! Blackman con Britton di Mindhunter non vedeva l’ora di lavorarci. Contenti tutti!
Si parte nel 1989 con la nascita stile immacolata concezione di 43 infanti, 7 dei quali vengono “adottati” e cresciuti da un eccentrico miliardario. Uniti sotto lo stesso tetto alla Umbrella Academy per combattere il crimine, conosciamo i protagonisti già adulti e non appena la storia comincia il padre-padrone Sir Reginald è da poco defunto, mentre un’apocalisse da scongiurare sta per abbattersi contro l’umanità. Tra viaggi avanti e indietro nel tempo, killer mascherati e una misteriosa organizzazione (la Commissione) con interessanti polizze pensionistiche, The Umbrella Academy è l’equivalente di un pranzo ipercalorico. L’aperitivo è la famiglia disfunzionale: raccontata tramite un tirannico genitore seduto sempre dietro una scrivania mentre i suoi protetti sono costretti a vivere in quella casa/accademia da tutta la vita. Una bella differenza dagli X-Men.
La portata principale è ovviamente il tema dei supereroi. Che potrebbe apparire indigesto con tutti gli esemplari in circolazione al cinema e in tv, non fosse per il fatto di avere uno Blackman ossessionato da vitale differenziazione rispetto al mainstream. Un’operazione di ripulitura assai “sovversiva”, dice lui, per riportare l’attenzione sui personaggi che vivono in quella serie. Lui, che di fumetti è stato a digiuno troppo a lungo, nelle pagine del fumetto ha trovato la risposta alla sua fame di psicologie su cui affondare metaforicamente i denti (un po’ come ai tempi di Fargo). Blackman deve essere peraltro uno dei pochi fortunati a cui gli eroi di The Umbrella Academy hanno davvero “parlato” arrivando a ben pochi compromessi con il fumetto originale e lavorando sempre nel rispetto dei fan.
Modello base di riferimento però è I Tenenbaum, meraviglioso film del 2001 di Wes Anderson, applicato alla materia fumettistica. Wow, che coraggio! I risultati però li vediamo sullo schermo, eccome. Tra l’altro con riprese davvero splendide, la preferita delle quali ci sembra la casa ripresa in sezione per mostrarci tutti i ragazzi nelle rispettive stanze. Accademia di bambole. Il resto è spettacolo puro e arriva in fretta la sensazione che Blackman, Way e Bá, accreditati come executive producer, si siano presi tutto il tempo di questo mondo per raccontare e svelare la storia dei 7 incredibili eroi con l’ombrellino. Qui sotto il trailer italiano: buona visione!
– Mario A. Rumor
Nessun commento:
Posta un commento