City Hunter è stato il coronamento della carriera di Hojo, avviata nel 1980 con il fumetto Ore wa otoko da! (“Sono un uomo!”) e poi esplosa sulle pagine del settimanale Weekly Shonen Jump grazie alle avventure delle sexy ladre di Cat’s Eye. L’avventura a fumetti di Ryo è durata 8 anni, ha venduto oltre 50 milioni di copie per poi raggiungere il vertice grazie all’anime prodotto da Sunrise: 140 episodi, 3 lungometraggi e alcuni special tv. Il nuovo film distribuito in Giappone lo scorso febbraio ha incassato oltre un miliardo di yen (circa 12 milioni di euro) ed è transitato anche nelle sale italiane sulle note di Get Wild, la storica sigla della serie.
Incuriosito come gran parte del fandom dal nuovo film, Hojo ha sempre considerato City Hunter l’estensione giovanile di se stesso come autore di manga. Ammette che oggi faticherebbe a stargli fumettisticamente dietro (e infatti dal 2017 c’è Kyo Kara City Hunter disegnato da un emulo di nome Sokura Nijiki sulle pagine di Comic Zenon). Invece l’animazione non demorde mai, neppure al cospetto di questo formidabile personaggio abilissimo nel proteggere gli indifesi, con il solo perdonabile difetto di non riuscire a trattenere la sua passione per il gentil sesso: di qui quel mokkori quale perfetta espressione visiva del suo irrefrenabile “entusiasmo”. Chiamato in causa nel 2018, mentre la lavorazione procedeva sotto le sapienti mani del veterano Kenji Kodama, Hojo si è detto disponibile a collaborare in qualunque modo con la nuova pellicola. Ma era soprattutto felice di ritrovare lo stesso clima di 30 anni fa, dallo staff di animatori e disegnatori, alle voci dei personaggi che nel nuovo film, in Giappone come in Italia, hanno richiamato in servizio quasi tutti i doppiatori storici. Oltre a Ryo e Kaori Makimura, ritroviamo il gigante Umibozu e Saeko Nogami nel loro Cat’s Eye... più tre guest star d’eccezione: proprio le proprietarie del locale a loro intitolato!
Kodama ricorda bene quale benedizione è stata incrociare sul proprio cammino Hojo. In principio c’era stata la seconda stagione di Occhi di gatto nel 1983 (quella a onor del vero meno amata dal pubblico), quindi City Hunter che lo ha tenuto sulla breccia per anni, prima di cedere al fascino del moccioso di Detective Conan e relativi film campioni di incasso. Kodama aveva diretto City Hunter a briglia sciolta, imprimendogli uno stato d’animo e un senso dello spettacolo impermeabile al trascorrere del tempo. Si era trovato talmente a suo agio con la serie da scherzarci pure sopra, arrivando addirittura a mostrare in uno degli episodi una lapide tombale con il suo nome inciso sopra. Ritrovare Ryo dopo così tanto tempo deve essergli sembrato un gioioso déjà vu, grazie alla presenza di parecchi collaboratori di allora, più alcune nuove leve che erano giovanissime quando la serie andò in onda. Tra action e comicità, così ben collaudate da non farci avvertire il passaggio del tempo ma che in effetti Kodama aggiorna ai tempi tecnologici di oggi, due sono le novità più grosse di City Hunter: Private Eyes. Una è la storia originale scritta da Yoichi Kato (noto per Yo-Kai Watch) appositamente per questo film, e in cui Saeba deve proteggere la modella Ai Shindo dalle minacce di loschi individui. L’altra è il character design curato da Kumiko Takahashi, in sostituzione della ben più amata Sachiko Kamimura: l’animatrice in carica dal giorno uno della serie tv e fedelissima allo stile di disegno di Hojo. Fedele eppure in grado di lasciare un tocco femminile in un serial che in teoria doveva piacere soltanto ai maschietti.
Non di solo mokkori si vive, però. Ne è convinto assertore Akira Tamiya, la vera star di City Hunter. Alla veneranda età di 72 anni, Tamiya-san è tornato a essere la voce di Ryo: vertice di una carriera intrapresa quasi cinquant’anni fa accanto a leggende quali Yasuo Yamada (la storica voce originale di Lupin III) e Goro Naya (voce nipponica dell’ispettore Zenigata). Tamiya sognava il teatro, invece è finito dietro un microfono interpretando personaggi stravaganti tipo il lottatore di wrestling di Kinnikuman o il leggendario Kenshiro di Ken il guerriero. Tamiya-san ha da tempo scoperto il fascino segreto di Ryo Saeba: un mix di commedia e serietà, che lo fa apparire gentile e premuroso ma anche totalmente fuori di testa. Per il ruolo in Private Eyes, l’attore ha tuttavia atteso una settimana prima di accettare, preoccupato di come affrontare il personaggio dopo una così lunga pausa. Con il sostegno del produttore di allora di Yomiuri TV Michihiko Suwa, che ha continuato a supportarlo anche dopo la conclusione della serie, Tamiya ha lavorato un intero anno prima di entrare in sala di registrazione. Qui ha ritrovato i vecchi compagni di lavoro compresa Kazue Ikura, la voce di Kaori, e il tempo si è magicamente riavvolto su se stesso. E se è vero che, come afferma lo stesso Ryo, un uomo come lui “è necessario in questa città”, Tamiya-san gli fa eco ripetendo una sua ferrea convinzione. E cioè: di Ryo Saeba c’è incredibilmente ancora molto da scoprire.
– Mario A. Rumor
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