Tra gli inaspettati effetti del revival della synthwave ecco un frutto inaspettato: il ritorno di Tito Faraci alla musica.
Lo scorso venerdì 15 dicembre, nel negozio Dischivolanti di Milano (in Ripa di Porta Ticinese 47, dov’è disponibile a 10 euro oltre che sul sito dei Freaks Studios di Bologna), il multiforme sceneggiatore ha presentato la sua nuova opera: il 45 giri TTTF, disponibile in digital download su tutte le piattaforme streaming e in un vinile bianco avorio molto vintage. Il lavoro segna il ritorno alla musica del fumettista, a trent’anni dall’ultima pubblicazione, con due brani inediti dalle sonorità dark e new wave: Disordine e Ora no, con la partecipazione straordinaria di Lodo (alla voce del primo brano) e Bebo (Alberto Guidetti alla co-produzione) de Lo Stato Sociale.
Faraci a metà anni Ottanta era molto attivo nella scena musicale indipendente italiana: suonava la batteria in un gruppo, le tastiere in un altro, fondava fanzine e inventava festival con Matteo B. Bianchi, fino ad avviare un progetto solista di musica elettronica, inventandosi nel 1987 lo pseudonimo Tito Turbina Tastierista Futurista, poi sintetizzato in TTTF. Negli anni Novanta ha poi prevalso l’altra passione, quella per il fumetto.
Dopo aver ripreso a scrivere già dal 2015 i testi come paroliere di Giorgio Ciccarelli (per oltre un decennio negli Afterhours) nella sua carriera solista e aver scritto un brano per i Punkreas nel 2016, con il disco Faraci preannuncia addirittura un intero long playing prodotto da Stefano “Keen” Maggiore, che ha conosciuto a un incontro per il volume Le entusiasmanti avventure di Max Middlestone e del suo cane alto trecento metri (Feltrinelli) con l’amico Simone Albrigi in arte Sio ed è fra gli altri produttore di Manuel Cuni in arte Immanuel Casto, come lui gratificato da una copertina inedita firmata da Roberto Recchioni (la vedete in apertura).
Il brano sul lato A è una piacevole rentrée da un periodo che ci ha lasciato dischi pregevoli, diretta filiazione dei New Order (parafrasati nel titolo ma anche filologicamente in ogni strofa), con ospite vocale il featuring di Lodovico Guenzi, mentre il lato B è fedele al celebre motto dell’anarchica russa Emma Goldman “Se non posso ballare, allora non è la mia rivoluzione!” e regala sonorità con tanto di vocoder e urlo della folla campionato da un disco di Marilyn Manson, per terminare con un minuto direttamente dagli anni Ottanta registrato con 4 piste in un piccolo viaggio nel tempo che chiude un cerchio.
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