mercoledì 4 ottobre 2017

Gli Autobus del Jazz illustrati da Lorenzo Mattotti

Dopo Gianluigi Toccafondo, è toccato all'autore del recente Ghirlanda (la cui lavorazione è in mostra a Ivrea fino a dicembre) griffare la livrea gialla dei due bus di linea che girano per le strade in occasione del Bologna Jazz Festival. I due jazz bus, frutto della collaborazione tra BJF, BilBOlbul e TPER, continueranno i loro percorsi urbani su linee ogni giorno diverse sino alla fine della kermesse jazzistica bolognese (il 19 novembre).

L’idea dei jazz bus prese forma per la prima volta nel 2010. Ma dal 2013 quella che inizialmente era una appariscente forma di promozione si è trasformata in una vera e propria opera d’arte: l’interno dei jazz bus viene infatti allestito come fosse una galleria d’arte su ruote, con lavori degli artisti di volta in volta invitati dal festival. Mattotti ha così realizzato disegni appositi e ispirati ai temi musicali del festival jazz bolognese. Le opere disegnate da Mattotti saranno protagoniste non solo sugli Autobus del Jazz: dai primi di ottobre saranno anche affisse nelle bacheche del centro cittadino in collaborazione con Cheap on Board, il festival dedicato alla street poster art, diventando così un artistico arredo urbano. E l’autore sarà personalmente a Bologna il 20 ottobre in occasione dell’inaugurazione della mostra “Primi lavori”, ospitata dall’Accademia di Belle Arti sino al 26 novembre. La mattina di sabato 21 ottobre, Mattotti terrà un incontro in Sala Borsa sul rapporto tra musica e disegno.

Il lavoro di Mattotti sin dagli esordi si è affiancato alla musica, una passione che ha accompagnato il disegnatore per tutta la vita. Dai primi manifesti per i concerti di amici alla collaborazione con Lou Reed per The Raven alla trasposizione in immagini di A Hard Rain’s A-Gonna Fall di Bob Dylan, si può cogliere un filo rosso costante che attraversa tutto il suo lavoro. Ma, al di là delle intersezioni esplicite con il mondo musicale, è un’influenza più sottile quella che innerva il suo lavoro, sul piano delle atmosfere e delle logiche compositive. Il suo primo capolavoro, quel Fuochi che è stato una rivoluzione nel mondo internazionale del fumetto, non sarebbe stato tale senza i dischi di Peter Gabriel della prima metà degli anni Ottanta, così come la sua “linea fragile” deve le sue spezzature e tremolii all’andamento obliquo delle canzoni di Robert Wyatt.

Il suo ultimo lavoro, Ghirlanda, incarna al massimo una logica compositiva musicale nell’accostamento di pieni e vuoti, di linee sottili e fitti tratteggi, di fluidità e frattura. Ancora una volta Mattotti si è dimostrato capace di rinnovare il proprio approccio dando vita a immagini fortemente espressionistiche, dal segno scuro e violento, quasi a voler dare espressione, con il gesto, alla fisicità dell’atto improvvisativo. Non sono immagini che accarezzano lo sguardo dello spettatore, piuttosto gli piombano addosso, giocando sul nero profondo delle linee e sulla deformità delle figure. Ne vengono fuori “musicisti mostri”, creature ancestrali, ritratte nella torsione di chi sprigiona un suono che sembra venire dalla terra.


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