La questione dei punti di vista è la via più diplomatica per trarre d’impaccio quei film, forse non particolarmente riusciti, che però hanno qualcosa di interessante da raccontare. Prendiamo Only You (1983), il primo lungometraggio della serie Lamù, la ragazza dello spazio (Urusei Yatsura, 1981), che di punti di vista ne ha ben due: quello del regista e quello degli appassionati. Per colpe decisamente non sue la pellicola continua a navigare a vista nell’immaginario degli anime fan, oscurato da quel Beautiful Dreamer (1984) che Mamoru Oshii realizzò attirando una volta per tutte le attenzioni su di sé, e trovando una scusa ufficiale per lasciare lo Studio Pierrot, presso il quale lavorava, e diventare un autore-incognita finalmente libero di realizzare i progetti che desiderava. Compresi quelli surreali e filosofici che la sua filmografia anni Ottanta illustra così bene. Contro ogni perplessità, il cinema si affezionò in fretta all’aliena Lamù e ai suoi strampalati compagni di scuola (l’allupato darling Ataru Moroboshi, il nobile Mendo, Shinobu, Megane). Non tanto per le vicende inseguite sullo schermo, quasi sempre a trazione romantica, quanto per l’ovvia repetita iuvant circa il successo raccolto dall’anime televisivo una volta andato in onda su Fuji Television nell’autunno del 1981.
In realtà già dal 1978, quando il fumetto di Rumiko Takahashi fece sapere al mondo quanto era divertente, il piccolo schermo lo aveva adocchiato per eventuale adattamento animato. Quando le cose si fecero ufficiali, Yūji Nunokawa, presidente dello Studio Pierrot (realtà emergente in animazione), decise di affidare la regia della serie a Oshii. Autore ancora emergente in televisione ma ansioso di realizzare qualcosa davvero “suo”. Urusei Yatsura sul piccolo schermo da principio urtò non poco i lettori del fumetto, non trovandoci la sostanza del manga. Una miscela esplosiva di infuocate lettere indirizzate a Fuji Tv si alternò a ben più inquietanti minacce, come ai tempi dei rasoi inviati per posta alla doppiatrice di Lady Oscar. Va detto che per qualche secondo Oshii rischiò sul serio l’allontanamento: i dirigenti del network ricordavano ancora bene quel primo episodio con il seno di Lamù magnificamente esibito e mai coperto nonostante le pressioni. Infischiandosene degli ascolti zoppicanti, Oshii proseguì invece per la sua strada. E fece bene. Urusei Yatsura gradualmente riprese quota. Due uomini lo aiutarono a risollevare l’umore del grottesco guazzabuglio di adolescenti e cronache extraterrestri della serie: Kazunori Ito, chiamato a sceneggiare alcuni episodi; e l’attore Shigeru Chiba con la sua interpretazione di uno dei personaggi meno in vista nel fumetto, Megane, ma astro nascente nella serie animata e contraltare riflessivo dello stesso Oshii (e tale resterà nel film Beautiful Dreamer). Questo e molto altro fece lievitare gli ascolti al 27%.
Oshii restò in carica come regista fino all’episodio 129 e la produzione passò dallo Studio Pierrot alla Studio Deen. Nel mezzo, tra alti e bassi, trovarono posto i lungometraggi. Only You rappresentò alla perfezione il clima un po’ incerto e raffazzonato dell’ingresso nel cinema di Lamù: un mondo in cui le idee non mancavano, gli animatori in gamba neanche ma un capitano degno di portare in porto l’impresa no. Non è chiaro se il regista designato fosse stato in un primo tempo Takashi Annō, animatore che legherà il suo nome ancora all’universo di Takahashi (esempio supremo: Maison Ikkoku Cara dolce Kyoko). Ciò che invece apparve chiaro durante la lavorazione, fu la precisa volontà di Nunokawa e di Tadashi Oka (il dirigente più in vista di Fuji Tv) di consegnare Only You a Oshii per una sorta di continuità formale con la serie televisiva. Una volta accettato l’incarico, Oshii trovò parte del lavoro già pronto: la sceneggiatura e il personaggio di Elle (la rivale in amore di Lamù nel film) piuttosto ben definito sulla carta e sotto il profilo grafico. Il regista tuttavia si dichiarò subito scontento desiderando apportare delle modifiche - che fecero infuriare la sceneggiatrice Tomoko Konparu, futura penna al servizio di Osamu Dezaki - e dovendo peraltro lavorare in condizioni precarie e tempi stretti di consegna: appena cinque mesi. Un margine che tuttavia all’epoca era normalissimo per un lungometraggio animato.
Oshii vedeva Only You come un episodio televisivo espanso, niente di più. La trama ricalcava la struttura delle avventure televisive, le gag erano vagamente le stesse e perfino i volenterosi animatori talvolta furono messi in disarmo (vedere alla voce Koji Morimoto, animatore che nel film lavorò senza però essere accreditato). Egli preferì così ridurre il tutto a un’ora e venti, tagliando molte scene ripresentate poi l’anno successivo in una versione director’s cut ds 101 minuti soltanto per accontentare i fan che, da soli, si erano ampiamente dichiarati soddisfatti dei risultati. A maggior ragione se si considera che tra i sostenitori più accaniti figurava la stessa Rumiko Takahashi, ancora oggi irremovibile sulla superiorità di Only You rispetto agli altri cinque film dedicati a Lamù. Le diatribe tra lei e il regista non sono diventate leggendarie, ma esistevano fin dalla messa in onda della serie, e non si sono dissipate. Anche i colleghi di Oshii colsero le fragilità del suo lavoro piuttosto che lasciarsi contagiare dall’entusiasmo degli appassionati: Shūsuke Kaneko (noto per i due Gamera del 1995 e 1996) trovò per esempio controproducente l’effetto parodia, mentre il buon Hayao Miyazaki, che aveva l’occhio lungo, si limitò a riscontrare una certa familiarità tra gli ingranaggi dell’orologio nella torre del liceo Tomobiki e quelli del suo Lupin III - Il castello di Cagliostro (1979).
Nella storia di Only You, dove l’aliena Elle torna sulla Terra per reclamare il suo sposo Ataru grazie (o per colpa di) un gesto innocente occorso tra lei e il ragazzo durante l’infanzia, c’è sicuramente un forte retaggio televisivo ma esiste anche molta più consapevolezza cinematografica di quanta Oshii desideri ammettere. Il ritmo folle della sequenza iniziale con la consegna delle missive e il sentimento fracassone di solidarietà dimostrato dagli amici a Lamù (personaggio che Oshii faticò a inquadrare in Tv e che esaltò poeticamente nei sogni di Beautiful Dreamer) per riscattare il suo darling sono a conti fatti un buon primo passo per un autore che sapeva, e voleva, fare di più. Il film Only You è tornato in home video italiano in una bella edizione Blu-ray, dominata dalla locandina illustrata all’epoca da Takahashi, per Koch Media. La pellicola è presentata nella sua versione cinematografica ma anche in quella estesa di 101 minuti (con doppio audio, originale e italiano, e scene sottotitolate). Un’occasione imperdibile per guardare da due prospettive differenti il film più amato di Takahashi e, al tempo stesso, osservare l’ascesa creativa di un uomo mai soddisfatto di sé come Oshii.
— Mario A. Rumor
Nessun commento:
Posta un commento