La più ricca e articolata esposizione mai dedicata a Breccia conta circa 150 pezzi, molti dei quali mai esposti in precedenza, che ripercorreranno, nelle sale della Fondazione del Monte, la sua carriera dall’esordio fino alle ultime opere. Ma non è solo un percorso storico attraverso le diverse fasi della sua produzione, nel loro rapporto con le travagliate vicende della società argentina: c’è anche spazio per approfondimenti sulle tecniche utilizzate: dalla china più nitida passando per il collage, fino ai suoi estremi semi-espressionisti. L'allestimento offre quindi al visitatore una duplice chiave d’accesso ai contenuti della mostra: attraverso lo sguardo della storia e attraverso la lettura artistica.
Un percorso che mostra materiali inediti e rari come le illustrazioni per Il nome della rosa di Umberto Eco o i racconti di Jorge Luis Borges. Tra i lavori in esposizione i graphic novel scritti da Héctor G. Oesterheld, Sherlock Time, Mort Cinder e una nuova versione de L’Eternauta, con i riadattamenti dei racconti di Howard Phillips Lovecraft e di Edgar Allan Poe.
Alberto Breccia (1919-1993) è stato un vero “Signore delle Immagini”, a cui dedicammo il commosso saluto “Adios, Viejo!” su FdC n.23 di 25 anni fa: ha fatto del racconto per immagini non semplicemente un lavoro, ma una vera e propria vocazione, mescolando l’irrequietezza del proprio vivere a una continua ricerca stilistica. Assieme a personalità come Hugo Pratt e H.G. Oesterheld nella Buenos Aires degli anni Cinquanta ha saputo creare un ponte tra il fumetto popolare – dal genere western al fumetto di guerra britannico, ai periodici per la gioventù – e quello d’autore. Un artista visionario e profondo, politicamente impegnato anche a rischio della propria esistenza, che, attraverso la china e la pittura, il collage e il fotoritocco, ha gettato uno sguardo negli abissi dell’animo umano, sia in quelli psicologici, sia in quelli più estremi e collettivi delle atrocità dittatoriali. Breccia ha raccontato visivamente un’epoca oscura combinando assieme tocchi duri e poetici, usando metodo nella follia e viceversa, restituendo al lettore rappresentazioni in grado di intrattenerlo sempre con grande rispetto per la sua intelligenza.
Qui un bel documentario-intervista all’autore argentino:
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