venerdì 11 febbraio 2022

“Josée, la tigre e i pesci”, la recensione

Non ha fatto in tempo a vedere  la trasposizione animata del suo racconto, Seiko Tanabe, scomparsa a 91 anni nel 2019. La celebre saggista e scrittrice di Osaka, vincitrice di un Ryūnosuke Akutagawa Award, aveva scritto Josée, la tigre e i pesci nel 1984, pubblicato inizialmente su Gekkan Kadokawa e poi raccolto in volume assieme ad altri racconti l’anno successivo. Il volume di 9 racconti è disponibile nel catalogo J-Pop, che si è pure accaparrata la versione a fumetti firmata da Nao Emoto, mangaka a sua volta incaricata di concepire il character design del film animato da qualche mese disponibile per i tipi di Anime Factory. Due le edizioni per l’home video: una Limited Edition e una più ghiotta Ultralimited Edition ricca di contenuti esclusivi (card, libretto di 72 pagine con interviste allo staff e ai doppiatori, una Special Story illustrata di 36 pagine che fa riferimento a uno dei momenti del film, e infine una mappa di Osaka dove la pellicola è ambientata). Altri extra di rilievo sono una costruttiva intervista al regista Kotaro Tamura e il pilot inedito di Josée, la tigre e i pesci. Nel 2003 era apparsa una versione live action molto famosa e  molto apprezzata, e nel 2020 è arrivato addirittura un remake coreano.

Rimandato più volte la distribuzione nelle sale giapponesi per la pandemia, Josée, la tigre e i pesci è stata la commedia romantica più attesa della passata stagione, sia per il soggetto di partenza che vanta schiere di fan da almeno due generazioni sia per l’azzeccata scelta di attualizzare la storia e avvicinare il pubblico di liceali e universitari. Lo scorso autunno in Italia Josée ha goduto di una 3 giorni nei cinema nostrani portandosi a casa oltre 125 mila euro di incassi. Il film racconta la vicenda di Kumiko Yamamura, detta Josée, costretta fin da ragazzina sulla sedia a rotelle. La nonna Chizu si occupa di lei tenendola al sicuro in casa, dove la ragazza può dare libero sfogo alla fantasia e lavorare alle sue illustrazioni. Una sera, mentre è fuori, Josée perde il controllo della sedia ma viene salvata da Tsuneo, studente universitario che si dà un gran daffare con tanti lavoretti per andarsene in Messico a studiare una particolare specie di pesci. Chizu propone al ragazzo di occuparsi della nipote. Josée inizialmente si dimostra ostile nei confronti di Tsuneo ma poco a poco tra i due qualcosa cambia.

Al di là di aspettative e giudizi sul film (a nostro avviso uno dei lungometraggi più interessanti della stagione... pur andando sul sicuro con romanticherie, conflitti caratteriali e l’immancabile cura nelle animazioni), Josée, la tigre e i pesci ha avuto un vantaggio rispetto ai predecessori. Il regista, per cominciare, ha deciso di distaccarsi dal romanzo, ha evitato di guardare il film del 2003 e nella comprensibile operazione di spostare l’ambientazione al tempo attuale per non perdere quella fetta cospicua di pubblico di cui si diceva ha acchiappato una serie di temi per trasformare Josée in un’opera con una distinta personalità. Indipendente da tutto il resto. Anziché puntare sulla disabilità della ragazza con il rischio di farla diventare una zavorra colma di retorica, Tamura ha collocato sullo stesso piano entrambi i protagonisti e si è concentrato sulla maturazione della ragazza e sull’atto di coraggio che deve compiere socializzando e intrecciando legami con gli altri. In questo Tamura è stato anche aiutato dal chara design di Emoto che a metà film ha avuto l’idea di cambiare acconciatura a Josee. 

Irrobustito da immagini invitanti per lo sguardo, non prive di suggestioni poetiche (Josée che fantastica di nuotare accanto a un cetaceo) e da un’ottima capacità di intercettare il giusto tocco pop, Josée, la tigre e i pesci conferma l’attuale predilezione del cinema animato per un particolare target, a cui si rivolge con accondiscendenza e altalenante ispirazione. 

—  Mario A. Rumor

Qui il trailer italiano del film animato:

e qui una clip esclusiva:



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