Clara, rimasta vedova, si sente sola. Federico vuole giocare con i videogiochi. Roxan sente nostalgia della sua Africa. Maggie ha paura perché è caduta in una buca nel terreno. C’è poi lo studente rimasto intrappolato durante il terremoto e il piccolo riccio Carletto. Sono i protagonisti dei Cartoni animati di solidarietà 2019, che terranno incollato allo schermo il pubblico dello storico Cinema Fulgor di Rimini, in occasione della “prima” di martedì 4 giugno alle ore 17.30. Un evento promosso da Volontarimini e Cartoon Club.
Quest’anno si festeggiano i 10 anni dei Cartoni, un progetto che ha coinvolto numerose associazioni e diverse scuole elementari del riminese. Qui, i volontari sono andati a raccontare le proprie storie agli alunni che le hanno elaborato con le animazioni realizzate insieme all’illustratore Riccardo Maneglia. Un ricco repertorio che dal 2006 a oggi presenta alla cittadinanza il volontariato, ma in un modo del tutto particolare: privilegiando lo sguardo dei bambini. Nell’anno scolastico 2018/19, il progetto ha coinvolto le scuole H.C. Andersen di Cerasolo, Ferrari di Rimini e Don Milani di Ospedaletto, con la partecipazione delle associazioni Il Giardino della Speranza, Rimini For Mutoko, Vite in Transito, Una Goccia per il Mondo, Obiettivo Terra e Anpana.
La proiezione sarà preceduta alle ore 16 da un incontro sulle buone prassi educative. Dopo i saluti di Mattia Morolli (assessore Scuola e Politiche educative del Comune di Rimini) seguiranno gli interventi di Riccardo Maneglia (disegnatore e conduttore dei laboratori nelle classi), Federica Zanetti (docente in Didattica e Pedagogia), Giorgio E.S. Ghisolfi (regista, disegnatore e professore in cinema d’animazione), in presenza di volontari e insegnanti.
L’ingresso è libero, ma va richiesta l’iscrizione compilando il modulo sul sito ufficiale. Per avere ulteriori informazioni basta chiamare il tel. 0541.709888 o scrivendo a questa e-mail.
giovedì 30 maggio 2019
martedì 28 maggio 2019
Adriano Carnevali, i Ronfi e la filosofia
I Ronfi, i pigri roditori inventati da Adriano Carnevali, compaiono sul Corriere dei Piccoli dal 1981 alla chiusura nel 1995, trasportando i giovani lettori all’interno del loro bosco popolato da animali buffi e fin troppo umani. Le loro storielle rimangono impresse nella memoria di centinaia di migliaia di ragazzi non solo per l’umorismo delicato, ma soprattutto per la viva intelligenza che ci sta dietro. Ogni episodio è l’occasione per l’autore per far riflettere su un tema importante, per mostrare la vita quotidiana da un’angolazione inedita, per prendere in giro – sempre bonariamente – i difetti degli esseri umani.
Passano gli anni, i lettori crescono e alcuni di loro diventano fumettisti importanti che, non appena ne hanno occasione, decidono di coinvolgere il loro maestro spirituale in nuovi progetti. Nascono così le 4 storie ora ripresentate in I Ronfi e la filosofia, realizzate per Puck di Ivan “Hurricane” Manuppelli e per Pic Nic, l’esperimento di free press dei Superamici (Maicol & Mirco, Tuono Pettinato, LRNZ, Dr. Pira e Ratigher), durato purtroppo un solo numero.
Trovandosi a scrivere e disegnare per adulti, Adriano si liberò dalla necessità di parlare a un pubblico di bambini potendo trattare per la prima volta liberamente gli argomenti che più gli stanno a cuore. In questi racconti compare tutta la verve satirica dei Ronfi, che tra un pisolino e l’altro ironizzano sul peso della celebrità, sulle leggi sul copyright, sulla fallacia della conoscenza umana, sul senso della vita. Soprattutto, traspaiono la profonda intelligenza e la vasta cultura di un autore troppo poco considerato dalla critica, ma che ha contribuito a formare un intera generazione di fumettisti e critici di fumetto.
I Ronfi e la filosofia (spillato, 32 pagine, 5 euro) è un’edizione amatoriale pubblicata da Carnevali e da un team di Ronfi poco sonnacchiosi, insieme al volume Autobiographic Novel (cartonato, 270 pagine, 30 euro), una riflessione di Carnevali su cosa voglia dire essere autore e artista, con alcune delle migliori storie dei Ronfi e altre sue creazioni. Entrambi i titoli possono essere acquistati sulla pagina Facebook o via e-mail.
Qui sotto, Carnevali spiega “di persona personalmente” come nascono i Ronfi:
Passano gli anni, i lettori crescono e alcuni di loro diventano fumettisti importanti che, non appena ne hanno occasione, decidono di coinvolgere il loro maestro spirituale in nuovi progetti. Nascono così le 4 storie ora ripresentate in I Ronfi e la filosofia, realizzate per Puck di Ivan “Hurricane” Manuppelli e per Pic Nic, l’esperimento di free press dei Superamici (Maicol & Mirco, Tuono Pettinato, LRNZ, Dr. Pira e Ratigher), durato purtroppo un solo numero.
Trovandosi a scrivere e disegnare per adulti, Adriano si liberò dalla necessità di parlare a un pubblico di bambini potendo trattare per la prima volta liberamente gli argomenti che più gli stanno a cuore. In questi racconti compare tutta la verve satirica dei Ronfi, che tra un pisolino e l’altro ironizzano sul peso della celebrità, sulle leggi sul copyright, sulla fallacia della conoscenza umana, sul senso della vita. Soprattutto, traspaiono la profonda intelligenza e la vasta cultura di un autore troppo poco considerato dalla critica, ma che ha contribuito a formare un intera generazione di fumettisti e critici di fumetto.
I Ronfi e la filosofia (spillato, 32 pagine, 5 euro) è un’edizione amatoriale pubblicata da Carnevali e da un team di Ronfi poco sonnacchiosi, insieme al volume Autobiographic Novel (cartonato, 270 pagine, 30 euro), una riflessione di Carnevali su cosa voglia dire essere autore e artista, con alcune delle migliori storie dei Ronfi e altre sue creazioni. Entrambi i titoli possono essere acquistati sulla pagina Facebook o via e-mail.
Qui sotto, Carnevali spiega “di persona personalmente” come nascono i Ronfi:
mercoledì 22 maggio 2019
Hayao Miyazaki, un mondo di libri (francesi)
Negli ultimi 6 mesi in Francia sono uscite 5 nuove pubblicazioni dedicate al grande regista giapponese Hayao Miyazaki. Nello stesso periodo, in Italia abbiamo visto arrivare soltanto la ristampa aggiornata del saggio curato da Matteo Boscarol per Mimesis Edizioni, I mondi di Hayao Miyazaki. Ai campionati mondiali di saggistica, l’Italia sembra perdere spesso e volentieri. Per le ragioni più ovvie e varie. Per esempio: è vero che social media e influencer hanno quasi privato di dignità il mondo dei lettori e dell’editoria con la nuova cultura “a spicchi e mozzichi”, eppure ci sono Paesi che all’opera da leggere, sfogliare e riporre in libreria non rinunciano.
Ripartiamo allora dalla Francia con veloce carrellata sulle monografie pubblicate in questi mesi e tutte facilmente reperibili. Gael Berton e Third Editions ci hanno permesso di leggere lo scorso autunno, un po’ prima dell’uscita in libreria, il volume L’oeuvre de Hayao Miyazaki: Le Maitre de l’Animation Japonaise (2018). Berton è un appassionato, non uno studioso. Ciononostante, il suo lavoro di ricerca, nell’epoca di Wikipedia, non s’è fermato a mera elencazione di vicende biografiche e opere del regista. O meglio la struttura è proprio quella, ma la composizione del volume procede con una certa grazia narrativa e una passione che non sovrasta mai l’oggetto delle argomentazioni. Si vede che Berton non è uno studioso, eppure ogni cosa la colloca al posto giusto, in ordine cronologico, e con discreto spirito d’osservazione così da ritrarre Miya-san e le sue opere cercando appigli tematici, punti di riferimento e soprattutto il suo inafferrabile sense of wonder. Un libro completo sotto ogni punto di vista, anche per la sollecitudine nel ricordare al lettore i nomi di chi gravita o ha gravitato intorno a quel mondo artistico. Unico aspetto poco gradito, l’inserimento dei titoli delle opere televisive e cinematografiche con i caratteri giapponesi e font un po’ sproporzionati.
In autunno è uscito anche Un Monde Parfait Selon Ghibli di Mathis Alexandre (Playlist Societ, 2018), il cui intento è quello di esplorare un modo di fare cinema secondo l’ottica dello studio fondato da Miyazaki e Toshio Suzuki, autentica macchina produttiva che in Giappone non ha eguali.
Un bel volume, riccamente illustrato, è Hayao Miyazaki, Nuances d’une oeuvre realizzato da Victor Lopez, Vivian Amalric e Julie Proust Tanguy per Moutons Electriques (2018).
Sebastien Benedict ha scritto invece Hayao Miyazaki: Au Gré du Vent (Rouge Profond, 2018). Semplicemente cavalcando il vento del titolo, l’intento dell’autore si prefigge usuale escursione nel cinema e nelle ideologie del regista fermando l’attenzione sugli aspetti noti e quasi mai avviando modalità di ricerca più ardite. Peccato.
Disponibile dal 16 maggio, infine, Hayao Miyazaki et l’Acte Créateur di Emanuel Trouillard, pubblicato da Editions L’Harmattan, presso cui erano già usciti altri due studi molto fecondi e molto ben documentati del professor Stéphane Le Roux, rispettivamente dedicati a Isao Takahata e Hayao Miyazaki. La copertina di questo volume non è tra le più invitanti e originali, ma ovviamente conta la sostanza al suo interno. Dove, la prospettiva sulla creazione e i tanti creatori che stanno dentro l’opera miyazakiana muovono i fili di una trattazione piuttosto interessante.
– Mario A. Rumor
Ripartiamo allora dalla Francia con veloce carrellata sulle monografie pubblicate in questi mesi e tutte facilmente reperibili. Gael Berton e Third Editions ci hanno permesso di leggere lo scorso autunno, un po’ prima dell’uscita in libreria, il volume L’oeuvre de Hayao Miyazaki: Le Maitre de l’Animation Japonaise (2018). Berton è un appassionato, non uno studioso. Ciononostante, il suo lavoro di ricerca, nell’epoca di Wikipedia, non s’è fermato a mera elencazione di vicende biografiche e opere del regista. O meglio la struttura è proprio quella, ma la composizione del volume procede con una certa grazia narrativa e una passione che non sovrasta mai l’oggetto delle argomentazioni. Si vede che Berton non è uno studioso, eppure ogni cosa la colloca al posto giusto, in ordine cronologico, e con discreto spirito d’osservazione così da ritrarre Miya-san e le sue opere cercando appigli tematici, punti di riferimento e soprattutto il suo inafferrabile sense of wonder. Un libro completo sotto ogni punto di vista, anche per la sollecitudine nel ricordare al lettore i nomi di chi gravita o ha gravitato intorno a quel mondo artistico. Unico aspetto poco gradito, l’inserimento dei titoli delle opere televisive e cinematografiche con i caratteri giapponesi e font un po’ sproporzionati.
In autunno è uscito anche Un Monde Parfait Selon Ghibli di Mathis Alexandre (Playlist Societ, 2018), il cui intento è quello di esplorare un modo di fare cinema secondo l’ottica dello studio fondato da Miyazaki e Toshio Suzuki, autentica macchina produttiva che in Giappone non ha eguali.
Un bel volume, riccamente illustrato, è Hayao Miyazaki, Nuances d’une oeuvre realizzato da Victor Lopez, Vivian Amalric e Julie Proust Tanguy per Moutons Electriques (2018).
Sebastien Benedict ha scritto invece Hayao Miyazaki: Au Gré du Vent (Rouge Profond, 2018). Semplicemente cavalcando il vento del titolo, l’intento dell’autore si prefigge usuale escursione nel cinema e nelle ideologie del regista fermando l’attenzione sugli aspetti noti e quasi mai avviando modalità di ricerca più ardite. Peccato.
Disponibile dal 16 maggio, infine, Hayao Miyazaki et l’Acte Créateur di Emanuel Trouillard, pubblicato da Editions L’Harmattan, presso cui erano già usciti altri due studi molto fecondi e molto ben documentati del professor Stéphane Le Roux, rispettivamente dedicati a Isao Takahata e Hayao Miyazaki. La copertina di questo volume non è tra le più invitanti e originali, ma ovviamente conta la sostanza al suo interno. Dove, la prospettiva sulla creazione e i tanti creatori che stanno dentro l’opera miyazakiana muovono i fili di una trattazione piuttosto interessante.
– Mario A. Rumor
lunedì 20 maggio 2019
I corti di Leiji Matsumoto in tv con Sky Italia
Con tutto il rispetto per gli altri, è probabile che a infiammare il cuore cinefilo possa bastare il primo: Planet Robot Danguard A contro l’armata dei robot insetto, il meno disinibito della delegazione e il più a suo agio con generi che sfidano le convenzioni puerili dell’animazione. Generi tipo la science fiction anni Cinquanta dove esseri mostruosi s’azzardano ad affondare le proprie protuberanze nei fragili corpi umani per succhiarne il sangue. Per zittire languori da spoiler, consiglio di stendere subito un tappeto rosso ad honorem al regista Teruo Ishii (1924-2005), prolifico anche al di fuori degli anime e a cui va la nostra eterna riconoscenza. Non solo per aver addobbato temporaneamente di gore un cartone animato, ma per la solerzia con cui il protagonista Takuma viene spesso e volentieri aggettivato con un poco gratificante “idiota”. È la sindrome dell’antieroe. Ma fino a un certo punto: se uno si comporta da idiota, idiota è. Espediente su misura per la sintesi pulp robotica che Ishii ha messo in piedi grazie a soggetto originale e (in)sano desiderio di sbertucciare quei Toei Cartoon Festival (dunque roba soprattutto per bimbi, iniziati giusto 50 anni fa) dove il film fu proiettato nel luglio 1977. Cronologicamente ci troviamo intorno all’episodio 13 della serie tv e le contromisure estetiche le troviamo nelle belle angolature di ripresa mentre i guizzi dei disegni di uno Shingo Araki quasi al suo meglio spuntano fuori quando meno te l’aspetti.
Il secondo corto Planet Robot Danguard A e la grande battaglia nello spazio, uscito nel 1978 di nuovo ai Toei Cartoon Festival, riprende la storia narrata negli episodi 44 e 45 e lo avverti subito che non ti graffia il palato come l’altro. La regia è di Masayuki Akehi, uno di quei veterani Toei di cui nulla puoi dire perfino in simili circostanze (d’altronde alla regia anche di alcune puntate di Il Grande Mazinga e Jeeg Robot d’Acciaio… oseresti dargli contro?).
Al terzo giro, una vecchia conoscenza (che quest’anno compie 40 anni in Italia, con il sensei atteso a Torino!) nel corto Capitan Harlock: Il mistero dell’Arcadia, 34 minuti protagonista al Toei Cartoon Festival del luglio 1978. Come già per Danguard vige il restyling: il regista Rintaro e lo sceneggiatore Shozo Uehara presero l’episodio 13 della serie classica, quella con le Mazoniane, e lo espansero con l’aggiunta di alcune scene. Non provarono tuttavia a dare spiegazioni sul mistero, nonostante il titolo, ma qualche indizio si intuisce benissimo. La realizzazione del corto su Harlock rientrava in un clima di entusiasmo generale nei confronti del pirata spaziale che contagiò non solo il pubblico ma anche l’allora presidente di Toei Animation, Chiaki Imada. Non sarà assolutamente una coincidenza la presenza di Harlock nel film di Galaxy Express l’anno successivo. Pur mignon, Il mistero dell’Arcadia presenta non poche sequenze da brivido poetico, con la piccola Mayu inizialmente ospite della nave, e di solo brivido quando l’equipaggio rischia eterno riposo in fondo all’oceano.
Altro evento Toei Cartoon Festival, datato 17 marzo 1979, e ultimo film della rassegna SF Saiyuki Starzinger - Il film. Sebbene il formato cinema stuzzichi l’appetito dello spettatore d’antan, siamo ancora nei paraggi della serie tv (in onda nipponica dall’aprile 1978 al giugno 1979) e la trama ribadisce i dettami di Principessa Aurora: risparmia il tuo nemico e affrettiamoci per il Grande Pianeta a riattivare l’energia galattica. In questo piccolo film draghi spaziali che non sono quel che sembrano vengono affrontati da Jan Coog, Gorgo e Hakka. Tra vendetta e legami di sangue che durano oltre la morte, il film si avvia a chiudere il periodo d’oro in tv di Matsumoto (La regina dei mille anni giungerà soltanto nel 1982), cominciato con Corazzata Spaziale Yamato nel 1974. E si preparava al congedo dalla serie, molto amata dai fan e oggetto di romantiche fan art sulle riviste specializzate. Su Fuji TV la domenica sera alle ore 19 si erano avvicendate, una di seguito all’altra, Mazinga Z, Il Grande Mazinga, UFO Robot Goldrake, Danguard A e ora la più lacrimosa del gruppo: Starzinger. Se in tv la regia generale la firmava il sommo Yugo Serikawa, al film lavorò la coppia Masami Anno & Toshiki Kashiwagi (che in tv si occupò di 21 episodi) su sceneggiatura di Tatsuo Tamura e direzione delle animazioni della futura celebrità Masami Suda.
– Mario A. Rumor
giovedì 16 maggio 2019
“Fumo di China” n.285 in edicola e fumetteria
Anche questo mese potete trovare nelle migliori edicole e fumetterie italiane il nuovo FdC n.285, con splendida copertina inedita di Roberto Baldazzini ispirata al suo nuovo romanzo a fumetti Hollywoodland (in libreria per Bonelli!) scritto dall’amico e antico sodale Michele Masiero.
Dopo un editoriale con alcuni dati sul mercato italiano delle edicole – a 30 anni dall’esordio di FdC nel canale di distribuzione più diffuso, come segnala il nostro strillo in copertina – e le usuali news dal mondo (quelle meno viste e più importanti in Italia, Francia, Stati Uniti e Giappone, più la preziosissima rubrica sulle “Tavole in mostra” di fumetti in Italia e non soltanto), il dossier mensile si focalizza sul binomio “Donne & Fumetto” mai così attuale, grazie a una mostra sulla pioniera Giuliana Maldini (che intervistiamo sulla sua multiforme carriera) e a pubblicazioni “neofemministe” come ...E noi dove eravamo? di Silvia Ziche (intervistata sul tema, #MeToo compreso) e l’antologia Post Pink, più decine di altri volumi (e in autunno arrivano prime uscite della collana Ariel diretta per Tunué da Simona Binni).
Poi spazio all’incontro con Giuseppe Guida (passato dal diploma come scenografo all’Accademia di Belle Arti di Foggia al fumetto), lo sbarco di Lupin III in Francia nella quinta serie tv animata (e l’addio al suo amatissimo creatore Monkey Punch), il ricordo affettuoso del 30enne fumettista Nazareno Giusti (nella testimonianza del collega di lavoro Giuseppe Pollicelli) e una chiacchierata con Francesco Mobili (neodisegnatore Marvel per Old Man Hawkeye, prequel di Old Man Logan). E ancora, alcune riflessioni sullo “stile Disney” (in un’appassionante cavalcata attraverso lo stile dei maestri italiani) e il reportage esclusivo dal Napoli Comicon (con i suoi record e autori, le sue mostre e i Premi Micheluzzi).
Infine, 7 pagine di recensioni per orientarsi nel mare magnum del fumetto proposto nelle edicole, fumetterie e librerie italiane, insieme alle rubriche “Il Podio” (i top 3 del mese), “Pollice Verso” (un exploit in negativo), “Il Suggerimento” (per non perdere uscite sfiziose) del poliedrico Fabio Licari, oltre a “Niente Da Dire” (la la nuova rubrica curata dall’omonimo portale di divulgazione lanciato da Daniele Daccò, Furibionda e Onigiri Calibro 38), approfondimenti (questa volta sul libro illustrato La vita davanti a sé e lo splendido catalogo della bella mostra L’artista bambino), “Il senso delle nuvole” (la rubrica con le puntute osservazioni di Giuseppe Peruzzo), “Strumenti” (sulla sempre più numerosa saggistica dedicata a fumetto e illustrazione)... e le strisce fra satira e ironia di Renzo & Lucia con testi & disegni di Marcello!
Tutto questo e altro ancora su FdC n.285 (distribuito in edicola e fumetteria da Me.Pe. e acquistabile via PayPal direttamente dal nostro sito), a soli 4 euro con 32 pagine tutte a colori: buona lettura!
Dopo un editoriale con alcuni dati sul mercato italiano delle edicole – a 30 anni dall’esordio di FdC nel canale di distribuzione più diffuso, come segnala il nostro strillo in copertina – e le usuali news dal mondo (quelle meno viste e più importanti in Italia, Francia, Stati Uniti e Giappone, più la preziosissima rubrica sulle “Tavole in mostra” di fumetti in Italia e non soltanto), il dossier mensile si focalizza sul binomio “Donne & Fumetto” mai così attuale, grazie a una mostra sulla pioniera Giuliana Maldini (che intervistiamo sulla sua multiforme carriera) e a pubblicazioni “neofemministe” come ...E noi dove eravamo? di Silvia Ziche (intervistata sul tema, #MeToo compreso) e l’antologia Post Pink, più decine di altri volumi (e in autunno arrivano prime uscite della collana Ariel diretta per Tunué da Simona Binni).
Poi spazio all’incontro con Giuseppe Guida (passato dal diploma come scenografo all’Accademia di Belle Arti di Foggia al fumetto), lo sbarco di Lupin III in Francia nella quinta serie tv animata (e l’addio al suo amatissimo creatore Monkey Punch), il ricordo affettuoso del 30enne fumettista Nazareno Giusti (nella testimonianza del collega di lavoro Giuseppe Pollicelli) e una chiacchierata con Francesco Mobili (neodisegnatore Marvel per Old Man Hawkeye, prequel di Old Man Logan). E ancora, alcune riflessioni sullo “stile Disney” (in un’appassionante cavalcata attraverso lo stile dei maestri italiani) e il reportage esclusivo dal Napoli Comicon (con i suoi record e autori, le sue mostre e i Premi Micheluzzi).
Infine, 7 pagine di recensioni per orientarsi nel mare magnum del fumetto proposto nelle edicole, fumetterie e librerie italiane, insieme alle rubriche “Il Podio” (i top 3 del mese), “Pollice Verso” (un exploit in negativo), “Il Suggerimento” (per non perdere uscite sfiziose) del poliedrico Fabio Licari, oltre a “Niente Da Dire” (la la nuova rubrica curata dall’omonimo portale di divulgazione lanciato da Daniele Daccò, Furibionda e Onigiri Calibro 38), approfondimenti (questa volta sul libro illustrato La vita davanti a sé e lo splendido catalogo della bella mostra L’artista bambino), “Il senso delle nuvole” (la rubrica con le puntute osservazioni di Giuseppe Peruzzo), “Strumenti” (sulla sempre più numerosa saggistica dedicata a fumetto e illustrazione)... e le strisce fra satira e ironia di Renzo & Lucia con testi & disegni di Marcello!
Tutto questo e altro ancora su FdC n.285 (distribuito in edicola e fumetteria da Me.Pe. e acquistabile via PayPal direttamente dal nostro sito), a soli 4 euro con 32 pagine tutte a colori: buona lettura!
mercoledì 15 maggio 2019
85° di Paperino, Festival del Fumetto Disney
Il 9 giugno 1934 nel cortometraggio The Wise Little Hen (“La gallinella saggia”), compariva per la prima volta Donald Duck, un vivace papero vestito alla marinara destinato a un’apparizione in un singolo corto. Divertente, sfortunato, testardo, impaziente, talvolta romantico, Donald Duck – in Italia semplicemente Paperino – conquistò velocemente il pubblico di ogni età. The Walt Disney Company Italia celebra il suo 85° anniversario con il “Festival del Fumetto Disney” in collaborazione con Mondadori Store (mai così attiva, ora che non ha più i diritti Disney né quelli Bonelli...) e che prevede 10 incontri in alcune librerie Mondadori con alcuni dei più noti disegnatori Disney: Giorgio Cavazzano, Silvia Ziche, Corrado Mastantuono, Claudio Sciarrone (detentore del record mondiale della striscia a fumetti più lunga del mondo da 297,50 metri, realizzata alla scorsa Lucca Comics & Games in omaggio a Topolino), Francesco D’Ippolito, Paolo Campinoti, Stefano Intini, Francesco Guerrini, Emilio Urbano. Con questa iniziativa, si vuol sottolineare il contributo al personaggio di Paperino da parte di tanti artisti italiani noti anche all’estero, con una locandina inedita realizzata dal maestro Cavazzano.
Il Festival prende il via sabato 25 maggio presso il Mondadori Megastore di Milano in Piazza Duomo dalle ore 17, con Cavazzano, Ziche e l’espertissimo Luca Boschi (curatore di tante testate per diversi editori, appena intervistato su FdC n.284), in un incontro moderato da Gianluca Landone, Publishing Director della Disney Italia, sul profondo legame che lega Paperino in particolare con la tradizione del fumetto italiano. «Gli italiani amano Paperino perché in fondo ha un’anima latina! È esuberante, creativo, astuto, ostinato, ha un carattere volubile... è il personaggio degli estremi», come suggerisce Cavazzano. Ziche aggiunge poi che «Fra i tanti aggettivi che da sempre cercano di descrivere il poliedrico Paperino, trovo che “rassicurante” gli calzi a pennello e abbia senz’altro contribuito a renderlo così popolare e amato. Non solo lo sentiamo uno di noi ma, in fondo, quando ci capita la giornata storta che più storta non si può sappiamo che comunque a Paperino andrà peggio. E se non è rassicurante questo...».
Ecco il programma degli incontri: dove, quando – e con chi:
Milano, Mondadori Megastore Piazza Duomo, 25 maggio
– Giorgio Cavazzano, Silvia Ziche, Luca Boschi
Roma, Mondadori Bookstore Piazza Cola di Rienzo 81, 1 giugno
– Corrado Mastantuono
Genova, Mondadori Bookstore Via XX settembre 27R, 1 giugno
– Francesco D’Ippolito
Milano, Mondadori Megastore Via Marghera 28, 8 giugno
– Claudio Sciarrone
Bologna, Mondadori Bookstore Via Massimo D'Azeglio 34/A, 8 giugno
– Francesco Guerrini
Arese, Mondadori Megastore C.C. Il Centro, 9 giugno
– Paolo Campinoti
Padova, Mondadori Bookstore P.zza Insurrezione 3, 15 giugno
– Stefano Intini
Lecce, Mondadori Bookstore Viale Cavallotti 7/A, 15 giugno
– Emilio Urbano
Albignasego (PD), Mondadori Bookstore C.C. Ipercity, 22 giugno
– Stefano Intini
Taranto, Mondadori Bookstore C.C. Porte dello Jonio, 22 giugno
– Emilio Urbano.
Qui sotto, il cortometraggio d’esordio di Paperino:
Il Festival prende il via sabato 25 maggio presso il Mondadori Megastore di Milano in Piazza Duomo dalle ore 17, con Cavazzano, Ziche e l’espertissimo Luca Boschi (curatore di tante testate per diversi editori, appena intervistato su FdC n.284), in un incontro moderato da Gianluca Landone, Publishing Director della Disney Italia, sul profondo legame che lega Paperino in particolare con la tradizione del fumetto italiano. «Gli italiani amano Paperino perché in fondo ha un’anima latina! È esuberante, creativo, astuto, ostinato, ha un carattere volubile... è il personaggio degli estremi», come suggerisce Cavazzano. Ziche aggiunge poi che «Fra i tanti aggettivi che da sempre cercano di descrivere il poliedrico Paperino, trovo che “rassicurante” gli calzi a pennello e abbia senz’altro contribuito a renderlo così popolare e amato. Non solo lo sentiamo uno di noi ma, in fondo, quando ci capita la giornata storta che più storta non si può sappiamo che comunque a Paperino andrà peggio. E se non è rassicurante questo...».
Ecco il programma degli incontri: dove, quando – e con chi:
Milano, Mondadori Megastore Piazza Duomo, 25 maggio
– Giorgio Cavazzano, Silvia Ziche, Luca Boschi
Roma, Mondadori Bookstore Piazza Cola di Rienzo 81, 1 giugno
– Corrado Mastantuono
Genova, Mondadori Bookstore Via XX settembre 27R, 1 giugno
– Francesco D’Ippolito
Milano, Mondadori Megastore Via Marghera 28, 8 giugno
– Claudio Sciarrone
Bologna, Mondadori Bookstore Via Massimo D'Azeglio 34/A, 8 giugno
– Francesco Guerrini
Arese, Mondadori Megastore C.C. Il Centro, 9 giugno
– Paolo Campinoti
Padova, Mondadori Bookstore P.zza Insurrezione 3, 15 giugno
– Stefano Intini
Lecce, Mondadori Bookstore Viale Cavallotti 7/A, 15 giugno
– Emilio Urbano
Albignasego (PD), Mondadori Bookstore C.C. Ipercity, 22 giugno
– Stefano Intini
Taranto, Mondadori Bookstore C.C. Porte dello Jonio, 22 giugno
– Emilio Urbano.
Qui sotto, il cortometraggio d’esordio di Paperino:
venerdì 3 maggio 2019
Stanlio & Ollio, li chiamavano Criche e Croc...
Mia madre li chiamava Criche e Croc. Era nata nel 1927, lo stesso anno in cui il regista Hal Roach diede vita alla celebre coppia Stan Laurel & Oliver Hardy.
A cavallo della Seconda guerra mondiale in Italia tutti li chiamavano così, anche i lettori di fumetti. Sì perché, dopo la prima apparizione nel 1934 su Mastro Remo, un settimanale stampato a Trieste che faceva il verso al Corriere dei Piccoli, dove vengono chiamati Stan e Oliver e disegnati da Missiroli, è con il nome di Criche e Croc che l’editore Mario Conte li porta in edicola per vent’anni dal 1938 al 1958, complice un eclettico artista, Andrea Da Passano, che ne disegna la maggior parte delle storie. Ne scrive anche i testi e a volte si affidano al giovane Roberto Renzi (a cui Comicon Edizioni ha dedicato di recente una bella monografia) per la stesura delle sceneggiature e dei dialoghi, che in redazione alla Edital nel 1942 muove i primi passi professionali insieme a un altro grande artista, Antonio Terenghi.
Anche se la primogenitura europea della trasposizione a fumetti spetta all’Inghilterra – dove la serie Laurel and Hardy esce da novembre 1930 sul settimanale contenitore Film Fun per altrettanti vent’anni, versione tra l’altro tradotta anche nel nostro Paese su diversi settimanali – è l’Italia che ha il primato della quantità e della continuità omaggiando la coppia non solo con un settimanale a loro dedicato, gli Albi di Criche e Croc (1946-48), ma l’editore Conte, dopo averli presentati su Cinevita (1939), Gli Albi dell’Allegria (1939) e Le Più Belle Fiabe (1939) stampa ben altre 7 testate quasi in contemporanea: Il Giornalino di Criche e Croc (1948), Criche e Croc Film (1948-49), Il Piccolo Criche e Croc (1948-49), Albi di Criche e Croc Serie Successo (1949), Il Nuovo Criche e Croc (1949-50), Criche e Croc Magazzino (1949) e Criche e Croc Superalbo (1950-51).
Io al cinena e nei fumetti li ho apprezzati come Stanlio & Ollio. E anche con questo nome l’Italia del fumetto ha detto la sua presentando per altri vent’anni e più, dal 1970 al 1992, una miriade di numeri distribuiti tra diverse testate, traducendo sia la versione prodotta da Larry Harmon sia proponendo nuove storie realizzate da artisti nostrani: ne vedete una copertina in alto, con in basso un filmato dei cartoon realizzati con lo stesso stile.
Da aprile di quest’anno negli Stati Uniti, grazie alla American Mythologic Comics, è uscito il primo numero del un nuovo comic book Laurel & Hardy scritto da S.A. Check e disegnato da Jorge Pachecho. Mentre dal 1° maggio Lucky Red ha distribuito in 388 sale italiane il lungometraggio Stanlio & Ollio, dove con il contributo del regista John S. Baird e dello sceneggiatore Jeff Pope la coppia più celebre rivive sul grande schermo in uno splendido film biografico con le straordinarie interpretazioni di Steve Coogan come Stanlio e John C. Reilly come Ollio. Assolutamente da vedere!
– Gianni Bono
A cavallo della Seconda guerra mondiale in Italia tutti li chiamavano così, anche i lettori di fumetti. Sì perché, dopo la prima apparizione nel 1934 su Mastro Remo, un settimanale stampato a Trieste che faceva il verso al Corriere dei Piccoli, dove vengono chiamati Stan e Oliver e disegnati da Missiroli, è con il nome di Criche e Croc che l’editore Mario Conte li porta in edicola per vent’anni dal 1938 al 1958, complice un eclettico artista, Andrea Da Passano, che ne disegna la maggior parte delle storie. Ne scrive anche i testi e a volte si affidano al giovane Roberto Renzi (a cui Comicon Edizioni ha dedicato di recente una bella monografia) per la stesura delle sceneggiature e dei dialoghi, che in redazione alla Edital nel 1942 muove i primi passi professionali insieme a un altro grande artista, Antonio Terenghi.
Anche se la primogenitura europea della trasposizione a fumetti spetta all’Inghilterra – dove la serie Laurel and Hardy esce da novembre 1930 sul settimanale contenitore Film Fun per altrettanti vent’anni, versione tra l’altro tradotta anche nel nostro Paese su diversi settimanali – è l’Italia che ha il primato della quantità e della continuità omaggiando la coppia non solo con un settimanale a loro dedicato, gli Albi di Criche e Croc (1946-48), ma l’editore Conte, dopo averli presentati su Cinevita (1939), Gli Albi dell’Allegria (1939) e Le Più Belle Fiabe (1939) stampa ben altre 7 testate quasi in contemporanea: Il Giornalino di Criche e Croc (1948), Criche e Croc Film (1948-49), Il Piccolo Criche e Croc (1948-49), Albi di Criche e Croc Serie Successo (1949), Il Nuovo Criche e Croc (1949-50), Criche e Croc Magazzino (1949) e Criche e Croc Superalbo (1950-51).
Io al cinena e nei fumetti li ho apprezzati come Stanlio & Ollio. E anche con questo nome l’Italia del fumetto ha detto la sua presentando per altri vent’anni e più, dal 1970 al 1992, una miriade di numeri distribuiti tra diverse testate, traducendo sia la versione prodotta da Larry Harmon sia proponendo nuove storie realizzate da artisti nostrani: ne vedete una copertina in alto, con in basso un filmato dei cartoon realizzati con lo stesso stile.
Da aprile di quest’anno negli Stati Uniti, grazie alla American Mythologic Comics, è uscito il primo numero del un nuovo comic book Laurel & Hardy scritto da S.A. Check e disegnato da Jorge Pachecho. Mentre dal 1° maggio Lucky Red ha distribuito in 388 sale italiane il lungometraggio Stanlio & Ollio, dove con il contributo del regista John S. Baird e dello sceneggiatore Jeff Pope la coppia più celebre rivive sul grande schermo in uno splendido film biografico con le straordinarie interpretazioni di Steve Coogan come Stanlio e John C. Reilly come Ollio. Assolutamente da vedere!
– Gianni Bono
mercoledì 1 maggio 2019
“Toy Story 4”, il ritorno tra novità e tradizione
Lo scorso 12 marzo abbiamo incontrato a Milano il produttore Jonas Rivera, in una speciale anteprima stampa per la presentazione di alcuni spezzoni significativi da Toy Story 4, nei cinema italiani dal prossimo mercoledì 26 giugno: i primi 20 minuti e tre scene per complessivi altri 10 minuti.
Nonostante la saga sembrasse terminata con Toy Story 3 (2010), la Pixar e la Disney hanno riproposto i loro personaggi più noti nei due special tv Toy Story of Terror! (2013) e Toy Story - Tutto un altro mondo (2014) e in ulteriori cortometraggi. Ora sta per giungere nei cinema un nuovo capitolo su grande schermo, convinti dal risultato di Inside Out (2015) a osare spinti dalla forza dei personaggi («Toy Story 3 concludeva la storia di Andy, non quella di Woody») con il regista Josh Cooley, già supervisore proprio di Inside Out.
Con bizzarria largamente prevedibile, per tutte le quattro ore della mattinata non è mai stato nominato John Lasseter (dimessosi a fine 2018 dalla sua azienda-creatura per le numerose accuse di molestie), mentre per spiegare come selezionano i collaboratori – fra cui il genovese Enrico Casarosa – Rivera ha risposto con impeccabile professionalità: «Il nostro cofondatore ed ex-presidente Ed Catmull sosteneva che le persone vengono prima delle idee».
Qui sotto il nuovo trailer italiano del nuovo film con Woody (dopo la scomparsa di Fabrizio Frizzi, per la prima volta doppiato da Angelo Maggi, già doppiatore di Tom Hanks che presta da sempre la voce al cowboy in lingua originale) e soci:
Nonostante la saga sembrasse terminata con Toy Story 3 (2010), la Pixar e la Disney hanno riproposto i loro personaggi più noti nei due special tv Toy Story of Terror! (2013) e Toy Story - Tutto un altro mondo (2014) e in ulteriori cortometraggi. Ora sta per giungere nei cinema un nuovo capitolo su grande schermo, convinti dal risultato di Inside Out (2015) a osare spinti dalla forza dei personaggi («Toy Story 3 concludeva la storia di Andy, non quella di Woody») con il regista Josh Cooley, già supervisore proprio di Inside Out.
Senza entrare nei dettagli, la nuova vicenda – che dopo un iniziale scetticisimo ci ha decisamente appassionato e convinto della possibile riuscita di un altro grande film come da tradizione Pixar – parte dalla piccola Bonnie, che all’asilo costruisce il giocattolo Forky, al quale Woody si affeziona subito visto il legame con la bambina... con l’inevitabile serie di avventure che lo portano tra l’altro a ritrovare Bo Peep, la pastorella vista nei primi due film a cui artiste donne hanno rinnovato il look più “femminista”. Non mancano come sempre nuovi personaggi, come l’inquietante bambola anni Cinquanta Gabby, lo stuntman sbruffone Duke Kaboom, i cinici peluche da luna park Ducky & Bunny.
Con bizzarria largamente prevedibile, per tutte le quattro ore della mattinata non è mai stato nominato John Lasseter (dimessosi a fine 2018 dalla sua azienda-creatura per le numerose accuse di molestie), mentre per spiegare come selezionano i collaboratori – fra cui il genovese Enrico Casarosa – Rivera ha risposto con impeccabile professionalità: «Il nostro cofondatore ed ex-presidente Ed Catmull sosteneva che le persone vengono prima delle idee».
Qui sotto il nuovo trailer italiano del nuovo film con Woody (dopo la scomparsa di Fabrizio Frizzi, per la prima volta doppiato da Angelo Maggi, già doppiatore di Tom Hanks che presta da sempre la voce al cowboy in lingua originale) e soci: