Due sono i denominatori comuni, a volerli cercare, delle 7 mostre viste alla scorso fiera di Lucca, tanto diverse tra loro da esser indicate nello schema di presentazione all’ingresso in riquadri a scacchiera, quasi possano toccarsi solo con gli angoli. Il primo è a Palazzo Ducale: le sue stanze regali, i soffitti affrescati, le tele centenarie sono un velo di storia passata ma caldo, colorato e autorevole che ricopre ogni allestimento. Il secondo è un riferimento condiviso alla cultura pop, intesa come immaginario di massa che si estende a supporti e media che vanno oltre il fumetto, con anime sempre diverse incarnate dalle mode, dalle generazioni, dalle storie personali, dai sogni.
Apre il percorso Michael Whelan, autore del manifesto 2017. Non fa fumetti ma illustrazioni, copertine di dischi e libri, dipinti. Inventore di mondi è un grande artista del “realismo immaginario” e sa condensare in un’immagine i romanzi di Asimov, King, Lovecraft, Burroughs. Una mostra distinta, attraversata da un’intervista su diversi pannelli con disegni d’impatto, impeccabili, spettacolari, mai inquietanti e tutti con un pizzico di ironia e un forte potenziale narrativo.
Altro viaggio tra mondi possibili è la mostra di Igort, autore dalla forte personalità, che ama mettersi alla prova con storie sempre diverse per contesto, atmosfere, ritmo, tecnica e perfino gamma cromatica. Nonostante questo, l’eleganza vince su ogni ecclettismo e la sua mano è sempre riconoscibile. Igort a Lucca quest’anno ha presentato la nuova Oblomov Edizioni di cui è direttore artistico, con un catalogo che rispecchia perfettamente i suoi gusti raffinati.
Forse la mostra più compiuta e corposa è quella dedicata a Federico Bertolucci (l’italiano più nominato di sempre agli Eisner Awards, da poco intervistato su FdC n.259 e che abbiamo avuto il piacere di premiare personalmente lo scorso settembre con il 25° Premio U Giancu come miglior disegnatore), di cui si ripercorre tutta la carriera: d’impostazione tradizionale, con la matita è in grado di fotografare la realtà (quasi solo del mondo animale, con grande coerenza, pur spaziando tra generi narrativi diversi) in modo sempre toccante, isolando l’attimo più a fuoco: sa emozionare o raccontare una storia anche senza parole. Così sono i libri della serie Love (in Italia da Edizioni BD): in mostra i disegni a matita che l’autore compone e colora digitalmente nella tavola definitiva (bella l’idea di affiancare a ogni originale la riproduzione in scala ridotta della tavola pubblicata). Ci sono anche originali dalle altre esperienze editoriali (precedenti e successive), i quaderni d’artista (densi di disegni e spunti) e un’intervista video.
Autori di best seller, vincitori di Eisner Award, capaci di raccontare l’infanzia con romanzi di formazione che raggiungono il cuore di moltissimi giovani lettori in tutto il mondo: tutto questo accomuna il giapponese Taiyō Matsumoto (autore di Sunny) e la californiana Raina Telgemeier (12 milioni di copie vendute! Qui presentava l’ultimo libro Fantasmi): entrambi riconoscono un ruolo di protagonista all’amore come motore delle relazioni (in famiglia, tra amici, nella società). Le mostre che ce li raccontavano non potevano che avere il sapore di un assaggio, ma lo spessore artistico e la sostanza narrativa erano evidenti e ben valorizzati dagli allestimenti (entrambi con video a supporto).
Molto lontani tra loro (davvero?) invece gli ultimi due artisti: il mondo di Arianna Papini, illustratrice di pregio, con più di cento libri all’attivo, è fatto di colori pieni, animali in posa, ritratti con forme e in formati diversi. C’è una magia diffusa che ha il sapore dei sogni dei bimbi, dove le misure sono fuori registro e la simpatia ha una punta di malizia. Una mostra rigenerante.
Sio invece si è inventato un piccolo gioiellino: la mostra in una stanza per illustrare il suo viaggio “nel circolo polare artico”. La simpatia del racconto, la documentazione (dalle mappe alle foto), la maestria nel rendere il senso di un viaggio tra amici in dettagli divertenti e in flash a fumetti nel suo stile essenziale, sanno coinvolgere spettatori di tutte le età, con leggerezza e intelligenza.
Le mostre lucchesi sono sempre molto interessanti per gli stimoli di cui sono ricche, anche se forse manca – in un contesto anno dopo anno sempre più importante e istituzionale - qualcosa di meno legato al panorama contemporaneo e commerciale (sacrosanto) e più storico e analitico: il fumetto è arte centenaria e in un mosaico di mostre la tessera del classico o della riscoperta ci sta sempre bene (per capirci, come lo scorso anno l’omaggio raffinatissimo a Kamimura Kazuo).
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